Caldo e afa mettono a rischio salute, sicurezza e produttività sul lavoro. Numerosi studi hanno infatti dimostrato che il caldo e la disidratazione interferiscono con le capacità cognitive riducendo la concentrazione e influenzando negativamente i processi decisionali, causando un calo della produttività e facendo insorgere un maggiore rischio di incidenti. Il Prof. Alessadro Zanasi, docente presso l'Università di Bologna, afferma che, quando fa caldo, diventa indispensabile tenersi idratati e al fresco: l'acqua è il principale componente del nostro corpo e la sua carenza determina conseguenze sul benessere fisico e psichico della persona.
Il rapporto tra l'aumento della temperatura e il calo della produttività è ormai noto, al punto che uno studio dell' Agenzia di metereologia federale statunitense NO', Reductions in labour capacity from heat stress under climate warming, pubblicato da Nature Climate Change, ha dimostrato che un aspetto fondamentale del riscaldamento globale indotto dai gas serra, è l'aumento assoluto di umidità su scala globale, che porrà limitazioni sempre più severe alle attività umane determinando un calo della produttività. Secondo il team di ricerca della No', lo stress da caldo ambientale ha ridotto la capacità di lavoro al 90% nei mesi di punta nel corso degli ultimi decenni e si prevede una riduzione dell'80% della capacità di lavoro nei mesi di punta entro il 2050.
Non solo gli umani, anche gli animali soffrono lo stress da caldo, che comporta un calo della produttività, sia in termini quantitativi che qualitativi. Secondo il ministero delle Politiche agricole, forestali e ambientali, l'esposizione alle elevate temperature per periodi prolungati provoca un peggioramento dello stato fisiologico degli animali, causando stress, malori o perfino la morte.
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